Se non hai visto Varanasi non hai visto l’India. Varanasi è la più antica città ancora abitata del Pianeta. Se l’India, detto con il massimo rispetto per gli amici indiani, è uno sconfinato luna park per il fotografo, Varanasi è sicuramente l’attrazione principale, quella che ti toglie il fiato, le sue montagne russe.
Caratteristica principale e affascinante della più sacra città dell’India, edificata sulle sponde del Gange, è quella di non essere stata minimamente intaccata, nella sua essenza, dal grande flusso turistico che ogni mese dell’anno la attraversa. Varanasi è rimasta assolutamente vera, non ha perso, cosa che succede spesso in tanti luoghi annichiliti e banalizzati dalla loro notorietà, neppure un briciolo della sua “potenza”, quella che continua a far rimanere a bocca aperta ogni fotografo che si rispetti.
L’alba in barca lungo i gath, i gradini di pietra che scendono nelle acque del fiume, pur essendo vista ogni giorno da centinaia di persone provenienti da tutto il mondo, mantiene la sua bellezza ipnotica. E questo perché lo spettacolo di quello che accade mentre il sole sorge lungo quelle rive è qualcosa di assolutamente genuino. E’ la vita reale di residenti o di pellegrini che hanno sognato tutta la vita un viaggio catartico destinato a cambiare la loro vita (eterna). In una città unico e privilegiato gate verso il paradiso di Shiva, divinità bivalente della Vita e della Morte, un paradiso che quella religione situa sulle lontane montagne himalayane.
Su quella barca, in un’alba nebbiosa, la Nikon D4 con il 70-200 duplicato e il VR attivo che smorza i movimenti della barca, penso che sto fotografando un qualcosa, la colorata moltitudine di persone che si immergono nelle acque del fiume sacro per eccellenza, che succede, immutabilmente, tutti i giorni, da migliaia di anni. Senza grandi differenza, come se il tempo, in luoghi come questo, abbia una velocità diversa, o forse sia semplicemente divenuto immobile.
Ci sono dei posti, fotograficamente molto interessanti, che però è facile come dire “esaurire”. Altri, come la Città Vecchia di questa antica città dell’ India, che al contrario sembrano essere, dal nostro punto di vista di fotografi, inesauribili. Il dedalo di vie strette e spesso affollatissime, in cui è facile perdersi e che di notte assumono un aspetto sinistro e pauroso, offre a chi voglia ritrarre persone, strette con un 50 o un 85 mm o ambientate con il classico 35 mm, infinite e incredibili possibilità. Nella Città Vecchia puoi tornarci decine di volte, ma troverai sempre qualcosa di nuovo che non hai mai visto e che vale la pena di fotografare. Ogni vicolo, ogni cortile, ogni scala di pietra, brulica di una vita sociale caotica e travolgente, quanto genuina e impressionante per la forza che sprigiona.
Un magma umano fascinoso e di grandissimo impatto visivo. Una palestra per il ritrattista consapevole. Con il turismo che sembra scivolare sulle vite delle persone che abitano questa millenaria città senza neppure sfiorarle. Se non hai visto Varanasi non hai visto l’India.
Roberto Nistri
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Roma, 15 maggio 2017