Il Corcovado National Park, situato nel nord del Costa Rica, non lontano dal confine con Panama, racchiude al suo interno la più estesa foresta pluviale costiera dell’intera America Centrale. La rivista National Geographic l’ha definito “the most biologically intense place on Earth”.
All’interno dei suoi confini si trova il 2,5 % della biodiversità dell’intero Pianeta, pur rappresentando solo lo 0.001% della sua estensione. Ma il Corcovado è soprattutto un posto selvaggio, in cui basta addentrarsi per poche centinaia di metri nella selvas senza una bussola o un GPS per perdersi e non trovare più la via del ritorno. E’ recente la scoperta dei resti di un turista americano che, più di dieci anni fa, era letteralmente svanito nelle sue impenetrabili foreste senza lasciare tracce. Il Corcovado è un universo dove la natura è ancora l’unica padrona, che detta regole spietate di cui bisogna avere sempre il massimo rispetto. Ma non è stato sempre così. Agli inizi degli anni ‘70, prima dell’istituzione del parco avvenuta nel 1975, deforestazione, bracconaggio e cercatori d’oro illegali hanno messo a serio rischio il futuro di questa paradiso naturale. Che per fortuna oggi gode di una tutela quasi integrale.
Ho visitato il Corcovado a partire dal Leona Gate, uno degli ingressi situato lungo la costa, poco distante dalla spiaggia di Carate. Nel parco si può entrare solo se accompagnati da una guida abilitata, che ci precede lungo un sentiero che si snoda tra migliaia di alberi di tantissime specie diverse, oltre 500 quelle censite dai biologi che studiano questo complesso ecosistema. Il caldo è soffocante, nonostante l’ombra, ma con grande felicità mi accorgo che almeno non si viene divorati dagli insetti ematofagi, come spesso accade nelle foreste tropicali. La guida ogni tanto si ferma per mostrarci animali invisibili ai nostri occhi. Sotto le grandi foglie di un banano si riposa un pipistrello frugivoro pigmeo (Dermanura phaeotis). Uccelli multicolori come il Black-throated Trogon (Trogon rufus), si muovono tra la vegetazione, senza mostrare però troppa paura, permettendomi di scattare molte foto. Dalle cime degli alberi le grandi scimmie urlatrici (Alouatta palliata), i cui lugubri richiami hanno rallegrato la mia notte in tenda nel resort, ci osservano curiose. In alcuni tratti il sentiero arriva fino alla spiaggia, dove stormi di pellicani bruni (Pelecanus occidentalis) volano in formazione sfiorando le creste bianche delle grandi onde oceaniche che si frangono a poca distanza da riva. Un orsetto lavatore (Procyon lotor) ci attraversa la strada e si ferma, come per farsi immortalare dalla mia Nikon. Quando si cammina nella foresta, c’è sempre tensione, perché in ogni momento è possibile incontrare grandi animali. Anche il notturno Puma (Puma c犀利士
oncolor) si è mostrato in passato su questo sentiero ai visitatori del parco, ma purtroppo non sarò così fortunato… Prima di arrivare sulla spiaggia, alla foce di un piccolo fiume, la guida ci mostra tra gli alberi un bradipo minore (Choloepus hoffmanni). Sta’ dormendo, la principale attività di questi animali quando non si nutrono, ed è quindi poco riconoscibile nel folto della vegetazione, e altrettanto poco fotografabile, ma mi accontento di un incontro così interessante. Sulla spiaggia decine di paguri terrestri (Coenobita compressus) si muovono velocissimi, in cerca di cibo. La sorpresa vera arriverà, però, mentre torniamo verso il gate del parco, e, a pochissima distanza dal sentiero, scorgiamo, arrampicato sui rami più bassi di un piccolo albero, un Tamandua, il formichiere minore (Tamandua mexicana) dal lunghissimo muso, che utilizza come utensile per entrare in profondità nelle tane degli insetti di cui si nutre.
Durante il giorno le escursioni in questa parco sono incentrate soprattutto sull’osservazione e sulle foto di mammiferi e uccelli. Per vedere insetti, anfibi e rettili, per cui il Costa Rica è giustamente celebre, bisogna uscire di notte. Magari ne riparleremo in un altro post… Sopra le nostre teste, poco prima di uscire dal parco, uno stormo di grandi pappagalli Ara (Ara macao) lancia i suoi caratteristici gridi. Lo considero un arrivederci. Fantastico Corcovado!
Roberto Nistri
Roma, 16 novembre, 2019